Sulla ripresa economica post pandemia o meglio post lockdown, in attesa dell’avvio, a breve termine, del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), si è aperto un ampio dibattito tra Politici ed Esperti di Economia e di altri settori di attività fondamentali.
Pubblichiamo con piacere, questo importante contributo: Le riforme appese al filo della crescita di GIAMPIERO CATONE (da www.ladiscussione.it del 14/09).
Pubblicheremo altri contributi di Esperti e Membri del Comitato Scientifico della Fondazione che operano in 22 Aree tematiche, avendo, come riferimento nell’ispirazione culturale, i 6 Pilastri della Mission che abbiamo pubblicato in più occasioni https://www.fondazionedemocraziacristiana.it/2020/11/29/mission-del-comitato-scientifico-della-fondazione-democrazia-cristiana/
Le riforme appese al filo della crescita di GIAMPIERO CATONE
Riforme e ripresa è il binomio su cui scommette il Governo. Se ci sarà la crescita ci saranno anche le coperture finanziarie. Se così sarà allora via libera agli ammortizzato- ri sociali universali e le tutele per tutti. Ci sarà la riforma del lavoro, delle pensioni e della giustizia. Miliardi per tutto anche per tagliare le tasse sul lavoro e quelle a carico delle imprese. C’è una ventata di ottimismo generale. Viene indicata per fine anno, a livelli mai raggiunti negli ultimi 30 anni, un Pil che si attesterà sul 5.5% al 6%. Cioè ritmi da boom economico. Le avvisaglie positive ci sono. La produzione industriale in forte ripresa, il ritorno di fiducia verso i consumi, mentre Governo e Premier Draghi godono di una fiducia estesa e convinta dei cittadini. Ma da sfondo a queste premesse ci sono non pochi dubbi.
Tre rischi per la crescita
L’economia così come la vita, rispondono a regole e pulsioni contrastanti e impreviste.
Tre rischiano di offuscare il sole della crescita.
La prima è l’andamento della pandemia. A livello planetario le incertezze non sono state sopite. I dati dei contagi che si registrano in America e in Inghilterra, ad esempio, fanno pensare che, comunque, ci vorrà altro tempo per porre sotto controllo il Covid e le sue varianti. Il tempo però in economia è denaro.
Segnali di allarme arrivano anche dai trasporti in particolare quelli marittimi che rappresentano la quota più grande di movimentazione di merci, subiscono ritardi e rincari dei prezzi con il nolo di container salito al 400% in più rispetto allo scorso anno. C’è poi il caso, che da allarme è passato a situazione concreta, dell’aumento stratosferico del
costo delle materie prime.
Discorso analogo per le fonti energetiche. Risale vistosamente il prezzo del petrolio, i suoi derivati e, addirittura, anche il prezzo del carbone, i cui consumi – malgrado le buone intenzioni di transizione verde – sono in aumento.
La bolletta energetica degli italiani si annuncia salata, così come per le piccole e medie imprese, che in Italia pagano il doppio delle grandi aziende.
La terza questione sono i nuovi assetti geopolitici, con l’Italia in mezzo alle superpotenze, dipendiamo da molti fattori esterni, e anche dalla ponderatezza e dai calcoli dei leader mondiali.
I segni di scollamento e destabilizzanti sono evidenti tra gli auspici di ripresa e le crescenti incertezze che il mondo economico e industriale registrano. In mezzo, nella classica posizione del “vaso di coccio tra quelli ferro”, c’è l’Italia. Il dibattito politico tuttavia non sembra accorgersene preso com’è nel tentativo di apparire di facciata unito nell’interesse generale del Governo e del Paese, nei fatti le divisioni si fanno sempre più conflittuali e ampie. Vedremo nei prossimi giorni se le tanto attese svolte saranno discusse e varate. Se il Documento economico e finanziario, permetterà le riforme che poi sono alla base della nascita e riuscita del Governo Draghi. Oppure si chiederà agli italiani di fare ulteriori sacrifici. Anche qui a quali italiani?
Quelli già in difficoltà e alle piccole imprese che annaspano, oppure si metterà mano ai capitali stipati nelle banche? Si ridurrà, ad esempio, la portata degli incentivi e tra questi quelli del Reddito di cittadinanza che stando ai dati solo il 2% dei percettori ha scelto di lavorare, oppure si taglieranno le pensioni.
Si ridurranno gli sprechi dello Stato imposti da una burocrazia che frena lo sviluppo, oppure si aumenteranno le tasse sulle attività produttive.
Interrogativi che dovranno essere sciolti tra breve. Poi vedremo se le forze politiche resisteranno all’impegno di restare unite o dividersi in attesa del voto. Forse l’approccio giusto oggi è la pazienza unita al realismo. Qualche salto di gioia in meno e qualche riflessione critica in più non farebbero male.
^ Premessa e grassetto sono a cura della Comunicazione del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana/Fiorentino Sullo