Abbiamo piacere di continuare a pubblicare i lavori e le riflessioni di Membri del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana, che svolge una primaria funzione culturale con la sua Mission dei 6 pilastri che abbiamo già pubblicato in precedenti articoli. Oggi, pubblichiamo la presentazione del libro Libertà, Giustizia, Sviluppo. Sturzo, Rawls e Sen: Un dialogo inaspettato di Alfonso D’Amodio che è uno degli 88 membri del Comitato Scientifico nel Gruppo di Lavoro Etica e Bioetica. Il giovane Millennial, l’amico Alfonso, da diversi anni collabora con il Mons. Prof. Gianfranco Basti, Docente di Logica e Filosofia della natura alla Pontificia Università Lateranense su progetti sia all’interno dell’Università stessa sia all’esterno, come la Basilica di Santa Pudenziana al Viminale del quale è Rettore. Un esempio fra tanti è l’ideazione di un progetto denominato “Doposcuola Santa Pudenziana” in cui D’Amodio ha coordinato volontari universitari con lo scopo di aiutare i ragazzi delle elementari e medie a recuperare specifiche materie nell’intento di restituire al quartiere spazi e dinamiche dove i giovani, di ogni etnia, possano ritrovarsi e crescere insieme. Sempre tramite la Persona del Mons. Prof. Gianfranco Basti collabora con il “Consorzio di Famiglie Solidali” per il recupero e sviluppo del Terzo Settore nonché di un nuovo Welfare sociale. D’Amodio è Vicepresidente della ONLUS “Sviluppo e Solidarietà” impegnata in progetti umanitari nel Terzo Mondo ed in particolare in Africa. Editore del libro è Solfanelli.^
Presentazione del libro Libertà, Giustizia, Sviluppo. Sturzo, Rawls e Sen: Un dialogo inaspettato di Alfonso D’Amodio
I termini di “Libertà”, “Giustizia” e “Sviluppo” connotano nell’ordine il cuore del contributo dei tre autori prescelti. Rispettivamente, Luigi Sturzo con il suo Appello ai Liberi e Forti!, John Rawls con la sua rivisitazione neo contrattualista dell’Ideale di Giustizia, e Amartya Sen che individua nello Sviluppo la condizione necessaria per una concreta attuazione proprio della Libertà e della Giustizia. Il libro è suddiviso in tre parti. La prima parte prende in analisi alcune opere del Filosofo e Sacerdote Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano nel 1919. La seconda parte ospita un’analisi su alcune opere di John Rawls, Professore di Harvard, a cui si deve la svolta della filosofia politica contemporanea, con l’uscita del suo Theory of Justice (TJ) del 1971, alla luce della giustizia come equità nell’ambito del politico. La terza parte analizza sinotticamente, sottolineandone i punti di contatto e di differenza, il pensiero degli autori protagonisti delle prime due parti con una particolare attenzione al pensiero politico di Amartya Sen. La rilettura personalista della Teoria Politica, a partire da tre visioni diverse rende il loro confronto un dialogo inaspettato.
La premessa che soggiace all’idea di una comparazione tra cattolicesimo e liberalismo politico sta proprio nel cercare di osservare da entrambi i punti vista le rispettive posizioni e sfrondarle da un certo antidogmatismo liberale, da una parte, e da una certa sospetta ottusa razionalità dall’altra. Il pensiero politico di Sturzo e Rawls, a cui si è aggiunto quello di Amartya Sen, se analizzati con la doverosa prudenza epistemica rivelano fecondi punti di contatto che confermano l’intuizione inizialmente avuta nell’indagare un possibile dialogo tra i due pensatori. Infatti, se Sturzo non abbandona mai la chiara missione del suo ministero allo stesso tempo non la confonde mai con la missione politica cui sentiva di adempiere soprattutto dopo l’Enciclica Rerum Novarum. Sturzo ebbe una forza e chiarezza teoretica di raro e incomparabile riscontro, sia per la sua propria esperienza e vita personale, sia per i tempi in cui si trovava ad agire che ancora subivano l’eco dello spauracchio del modernismo.
Questa forza risuona armonicamente con la forza del ruggito rawlsiano che ha spazzato d’un sol colpo ogni possibile alternativa di ricerca. In tempi non troppo distanti, i due pensatori, quasi come dovessero rispondere ad una necessità impellente, indipendentemente l’uno da l’altro, diffondevano valori di libertà, democrazia, giustizia e solidarietà per tutti gli uomini. La sfida lanciata, ben riassunta nel «fatto del pluralismo», di individuare una forma politica che potesse rappresentare tutti nella pubblica piazza non ha precedenti. Sturzo si appella, nei suoi discorsi, alla necessità che il Partito Popolare Italiano operasse una politica che potesse rappresentare tutti i cittadini senza alcuna ingerenza da parte delle Istituzioni, ivi compresa la Chiesa Cattolica. Infatti, Sturzo vedeva nella denominazione di un “partito cattolico” un ossimoro che invalidava la stessa natura dello strumento democratico del “partito” e della stessa missione evangelica della Chiesa. Rawls, sulla scia di Kant, separa ogni dottrina comprensiva dalla possibilità di entrare politicamente nella pubblica piazza e, proprio come Sturzo, cerca di individuare un modo per poter arrivare alla costituzione di una giustizia equa e solidale che possa rappresentare tutti.
A congiunzione effettiva di questo dialogo troviamo l’applicazione del pensiero di Amartya Sen. Questi, prima allievo, poi amico e collega di Rawls, pone le basi per un cambio di paradigma nell’orizzonte normativo già imposto da Theory of Justice di Rawls nel 1971. Una nuova accelerazione che apre la via a un diverso fondamento epistemologico della filosofia politica e dell’economia. Sen con Rawls condivide una tradizione che muovendo dall’antidogmatismo teoretico e politico mira alla necessaria individuazione di principi di giustizia che garantiscano le libertà e i diritti fondamentali della persona.
Con Sturzo, oltre questo, Sen condivide una particolare e funzionale attenzione alle realtà locali. Grazie alla formalizzazione del teorema dell’impossibilità di Arrow nel campo delle scienze delle scelte sociali, egli arriva a formulare, attraverso l’abbandono del normativismo rawlsiano, una politica distributiva locale, e dunque personale e interpersonale. Fondata cioè sull’abbandono del principio liberale per cui le diversità fra individui e le relazioni fra individui non hanno alcuna rilevanza economica.
Riscoprendo così la nozione di “persona” come individuo-in-relazione e dunque diverso da un altro individuo, Sen si configura, per i nostri scopi, come l’anello di congiunzione tra Sturzo e Rawls che permette di concretizzare tutti i proficui punti di contatto emersi tra i due pensatori. Grazie al suo «approccio delle capacità e dei funzionamenti», e dunque su un principio di equità che non “oblia” le differenze fra individui come nella “posizione originaria” di Rawls, Sen si ricollega alla filosofia pratica aristotelica ponendo attenzione alla realizzazione effettiva della persona, delle sue capacità naturali e attitudini personali, in relazione, non solo con altri agenti sociali, ma anche con l’ambiente in cui agiscono.
Come si può immaginare questo richiamo aristotelico è lo stesso previo punto di contatto che unisce Rawls e Sen, questa volta però non sull’equità, ma sull’etica delle virtù. In questo modo la comune condivisione dei valori liberali, democratici e Costituzionali che accomuna i tre pensatori trovano, per la prima volta, una reale e concreta applicazione rispetto a quella stessa giustizia distributiva considerata, da tutti e tre i pensatori, stessa condizione di possibilità di ogni altra giustizia civile e politica.
^ A cura della Comunicazione del Comitato Scientifico Fondazione Democrazia Cristiana.