STATI GENERALI DELLA NATALITÀ di Antonino Giannone
Gli Stati Generali della Natalità si sono svolti il 14 c.m. all’Auditorium della Conciliazione a Roma, in diretta su Tv 2000 e in streaming sul sito www.statigeneralidellanatalità.it e sulla pagina facebook @SGDNAT.
Finalmente, a mio avviso, il grave problema della riduzione delle nascite in Italia, denunciato da anni dal Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, è diventato un problema prioritario da risolvere da parte del Governo italiano presieduto da Mario Draghi.
Oggi sembrerebbe che tutti i Partiti, anche quelli inizialmente contrari, manifestino una specie di unità dell’emergenza.
Hanno partecipato i Rappresentanti dei Ministeri della Famiglia, dell’Istruzione, il Presidente della Regione Lazio, la sindaca di Roma. Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo che ha presentato una relazione introduttiva. Gigi De Palo, ha moderato tavoli tematici con esponenti di imprese, banche, assicurazioni, media, cultura per un confronto sul tema della natalità. Hanno partecipato, come Ospiti, i Rappresentanti di aziende come Poste Italiane, Open Fiber, Rai, Enel, Federcasse, Lux Vide, Generali Italia e Fondazione Mediolanum Onlus. Hanno partecipato, anche numerosi giornalisti e Direttori delle testate: Avvenire, Corriere della sera, Repubblica e altri Media. Presenti anche personalità del mondo sportivo e della cultura.
In apertura è intervenuto Papa Francesco che ha detto “Perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita. Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società. Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figlio devono nascondere la pancia…… “senza natalità non c’è futuro. Se la famiglia riparte, riparte tutto“
Il messaggio è stato chiaro: le nuove generazioni vengono sempre più ad avere un posto marginale nel contesto della popolazione italiana. I neonati, le cui nascite hanno toccato le punte massime al tempo della Ricostruzione post bellica e del “miracolo economico”, con valori nell’ordine del milione, sono da lungo tempo a livelli minimi mai raggiunti nella nostra storia e proseguono lungo una discesa che sembra non avere fine.
Il Presidente Draghi ha detto, con chiarezza e con forza, che “la questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza”, evidenziando che “un’Italia senza figli è destinata a invecchiare e scomparire” e rilanciando lo strumento dell’assegno unico, una “misura epocale” che “dal 2022 sarà estesa a tutti i lavoratori”.
L’appello che gli Stati Generali della Natalità hanno indirizzato al Paese è stato chiaro.
Occorre una decisa svolta per uscire da una crisi demografica i cui effetti, ignorati e sottovalutati per lungo tempo, rischiano di affossare le aspettative di ripresa e di compromettere la qualità della vita delle generazioni di oggi e di domani.
Paura, incertezza e disagio socio-economico si sono aggiunti ai classici fattori: costo dei figli, difficoltà nel conciliare maternità e lavoro, carenza di supporti per la cura, che tradizionalmente frenano le scelte delle coppie italiane nel non fare più figli. Un Paese privo di vitalità è sempre più destinato a subire le conseguenze di una demografia malata e incapace di favorire una visione in positivo del futuro, nostro e di chi verrà dopo di noi.
La svolta per arginare l’onda del declino demografico richiede un efficace e tempestivo intervento sul terreno del le nascite: lo ha precisato il Presidente dell’Istat; necessita l’avvio di un piano mirato ad indirizzare in tempi brevi il livello di fecondità degli italiani, oggi precipitato a 1,2 figli in media per donna, verso un valore-obiettivo di equilibrio capace di garantire il ricambio generazionale (idealmente i due figli in media).
Dai dati dell’Istat il confronto internazionale sottolinea impietosamente la debolezza dell’Italia – peggio di noi, nella Ue, solo Spagna e Malta – è però vero che ci offre anche il confortante esempio di alcuni Paesi che, dopo aver toccato il fondo, sono riusciti a risalire. Tra il 2013 e il 2019, il numero medio di figli per donna si è accresciuto in Germania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Romania. A dimostrazione che il terreno perso si può recuperare! In Italia, il traguardo simbolico dei 400mila nati annui, pressoché raggiunto nel corso del 2020, si presta ad essere ulteriormente ridotto nel 2021.
Può attivarsi anche in Italia a un clima di “ri-generazione”, una nuova stagione sul fronte della natalità?
Quindi, a unanime valutazione degli intervenuti, servirebbe con urgenza, definire un obiettivo, realistico e in linea con i dati dell’esperienza dei partner europei che ce l’hanno fatta: un aumento del numero medio di figli per donna di 0,6 unità nell’arco del prossimo decennio. Tale risultato, ove raggiunto, sec ondo l’ISTAT, porterebbe il totale annuo dei nati in Italia dai 394mila ipotizzati per il 2021 a 524mila nel 2031.
In pratica, nel decennio avremmo modo di conteggiare complessivamente 517 mila nascite in più rispetto a quanto indicato negli scenari che vengono ufficialmente proposti a dinamica invariata.
Di fatto, secondo le previsioni degli esperti, una simile ripresa accrescerebbe il nostro “patrimonio demografico”. L’obiettivo indicato resterebbe dunque possibile, tanto nell’intensità quanto nei tempi ipotizzati. Il suo successo dipenderà unicamente dal modo in cui tutti gli operatori della Politica, faranno la propria parte: saranno capaci di favorire buone idee in efficaci azioni in un contesto culturale e normativo amichevole, come a fatica sta avvenedo nel Governo di Mario Draghi ?
Tutti abbiamo il dovere e la responsabilità di non togliere la speranza ai giovani di formare una Famiglia, di mettere al mondo dei Figli e di non sopprimere nelle donne che lavorano il loro desiderio di diventare Mamme perché quasi costrette a non farlo altrimenti perderebbero il posto di lavoro.
Ci vorrà una classe dirigente e politica con Valori di Responsabilità Etica.
^ Docente di Leadership and Ethics, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana