In occasione della giornata della Festa della Donna, 8 Marzo, richiamiamo l’attenzione su un grave e grande problema per lo sviluppo economico del nostro Paese: la mancata attenzione da parte della Politica alle difficoltà delle donne imprenditrici, magari Mamme di figli ancora in età scolare che in tempi di pandemia non vanno a scuola e che devono seguire le lezioni in smart working a casa.
Le imprese “rosa” erano e sono una fetta importante dell’ economia locale e regionale e non solo nei settori tradizionalmente femminili come servizi alla persona o il commercio no food., l‘agricoltura si stava evolvendo, prima della pandemia Covid19, con un terzo delle imprese gestite da donne, poi la pandemia ha scombussolato tutto e tutte le attività. Nel post pandemia assisteremo a un riposizionamento sul mercato di tutte le attività di produzione e dei servizi.
Riportiamo “il grido di allarme” di Marici Levi Presidente di Conf artigianato Donne Impresa Puglia con stralci della sua intervista, pubblicata su www.confartigianatopuglia.com e dalla Gazzetta di Bari il 6 Marzo.
La signora Marici Levi, esercita anche la sua funzione culturale nella società insieme agli 85 Esperti in 21 Aree tematiche del Comitato Scientifico della Fondazione Culturale Fiorentino Sullo, oggi Fondazione Democrazia Cristiana. ^
Festa della Donna / Le imprese «rosa» pugliesi in forte difficoltà a causa della pandemia. Sono 77.621 le aziende femminili in Puglia
Fonte¨ www.confartigianatopuglia.com
Bari, 05 marzo 2021 – Tempi difficili per tutte le attività, ma in particolare per le imprese in «rosa» pugliesi. La pandemia rischia infatti d i rappresentare una vera e propria gelata sulle attività imprenditoriali femminili a causa delle difficoltà nella conciliazione vita-lavoro.
Allo stato, in base alle rilevazioni del Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia, le aziende attive femminili in Puglia sono 77.621 sul totale di 328.672 imprese attive in questa regione.
Questa la suddivisione per settore: agricoltura, silvicoltura e pesca 23.546 aziende attive; commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli 21.903; attività di servizi alla persona 6.951; attività dei servizi alloggio e ristorazione 6.670; attività manifatturiere 4.355; costruzioni 2.635; noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 2.147; attività professionali, scientifiche e tecniche 1.609. A seguire i settori meno rappresentativi.
«Con grandissima difficoltà siamo riusciti, in Puglia, a stabilizzare il numero di attività imprenditoriali guidate da donne. Di questo passo però, senza adeguati supporti o correttivi, continuare a fare impresa rischia di diventare una missione impossibile»: è quanto denuncia la presidente di Confartigianato Donne Impresa Puglia, Marici Levi.
È infatti sulla popolazione femminile che ricadono in gran parte gli effetti collaterali delle nuove modalità di studio dei figli (la didattica a distanza) e di lavoro (lo smart working).
In particolare, secondo la presidente, «una gestione dell’emergenza appiattita sulla didattica a distanza (D.A.D.) e priva di adeguati contrappesi sotto il profilo della cura dei minori, rischia di infliggere il “colpo di grazia” alle imprenditrici, su cui si scarica completamente il peso di queste scelte. Le imprenditrici non possono contare sugli strumenti a disposizione delle dipendenti come ferie e permessi, né possono assentarsi dal lavoro perché spesso sono titolari di laboratori o botteghe ove la loro presenza è indispensabile, non sostituibile. Per questo – aggiunge la presidente – chiediamo che si intervenga subito, intensificando gli sforzi sul fronte delle misure organizzative e della loro efficacia».
In particolare negli ultimi anni le attività in «rosa» hanno dato slancio all’anima artigiana delle produzioni italiane: è forte, infatti, la correlazione tra le donne e il mondo della creatività.
“Già in tempi ordinari – aggiunge la presidente – era arduo per un’imprenditrice riuscire a mantenere l’equilibrio tra vita familiare e lavoro. Sempre più spesso, infatti, agli impegni correlati ai figli si aggiunge anche la cura dei familiari anziani e non autosufficienti, sempre senza tutele come per esempio la 104. L’avvento del Covid ha esasperato oltre ogni limite questa difficoltà. Il settore artigiano ha fatto molti passi in avanti sviluppando un proprio sistema di welfare contrattuale. La stessa Regione Puglia ha creato, con il nostro Ente Bilaterale di settore (EBAP), un Fondo pubblico-privato per il sostegno ai genitori e alla conciliazione vita-lavoro. Tuttavia – conclude – c’è ancora molto da fare per centrare l’obiettivo: mettere ogni donna nella condizione di non dover più fare una dolorosa scelta tra famiglia e lavoro, consentendole di costruire il proprio destino in totale libertà».
^ A cura della Redazione del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana.