Pubblichiamo volentieri questo articolo: RSA, L’ASSENZA DI UNA STRATEGIA E DELLA MEMORIA
di Antonio Perruggini ^ che è Presidente dell’Associazione di Categoria Welfare a Levante – Bari e Membro del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana, è uno degli 85 Esperti che operano in 21 Aree tematiche.
Perruggini denuncia con coraggio e trasparenza i gravissimi problemi che sono emersi nelle RSA che, non solo a suo giudizio, sono stati tra le cause determinanti dei numerosi decessi di anziani; infatti oggettivamente sono risultate inadeguate e intempestive le decisioni di supporto e di assistenza specialistica da parte delle strutture regionali di controllo e sono mancate direttive guida nei Dpcm del Governo. Condividiamo la preoccupazione di molti Addetti ai Lavori che le RSA continueranno a rimanere in gravi difficoltà gestionali e gli Anziani in gravi difficoltà di Assistenza socio-sanitaria perché servirebbero delle linee guida nazionali e a livello dell’Unione Europea che non può limitarsi a un’unità simbolica in Sanità comunicando mediaticamente a livello globale il D Day del Vaccino Anticovid19 .
Il Sistema Salute può prevedere linee guida europee per le criticità ed emergenze dei Sistemi Sanitari non solo in caso di Pandemia?.
Rivolgiamo ai Politici il quesito e chiediamo a loro le proposte da fare al Governo e in Parlamento, e in primis, ci rivolgiamo all’On.le Gianfranco Rotondi, Presidente della Fondazione Democrazia Cristiana, e alla Sen. Paola Binetti del Gruppo Forza Italia – UDC, sicuri che si adopereranno con la massima attenzione e tempestività, in coerenza ai Valori cristiani che li ispirano, perché si possano salvare nei prossimi mesi migliaia di vite di Nonni e Nonne del nostro amato Paese, perché il Vaccino anti Covid19, prima che sia iniettato al 70% della popolazione, pari a 42 milioni di Cittadini, (questa è la soglia dell’immunità di gregge che hanno dichiarato i portavoce del Governo), sarà passato l’intero 2021 e oltre. O NO? ^^
RSA, L’ASSENZA DI UNA STRATEGIA E DELLA MEMORIA di Antonio Perruggini
“Tutte le volte che mi chiamano dalla struttura sale un’ansia che non si può descrivere. Vivo con l’angoscia costante del pericolo di contagio, è una situazione drammatica che è difficile pure da spiegare.” Così si esprime uno dei tanti gestori delle RSA. Siamo stati abbandonati, esclusi dall’agenda di Governo e Regioni mentre andava da subito stabilita una strategia generale mirata a proteggere la popolazione più fragile che risiede proprio nelle RSA. Ma non è avvenuto e non avviene. Alle macabre scelte di marzo e aprile delle persone da “accettare” nei punti di pronto soccorso e alle devastanti immagini dei mezzi militari con a bordo le vittime del flagello pandemico non è seguito quasi nessun provvedimento di protezione se non quello che ordina alle strutture di “chiudere”, scaraventando in un destino ancora più funesto quei nonni che alle loro malattie ne hanno associato la più devastante che è la solitudine. Così muoiono gli anziani oggi nelle RSA, in solitudine nonostante le amorevoli cure di OSS, Educatori, Assistenti Sociali, Fisioterapisti, Psicologi e Infermieri (quelli rimasti). Scrivo queste riflessioni con lo strazio nel cuore e con coscienza perché conosco perfettamente le dinamiche, le voci, i comportamenti e le persone protagoniste di questo dramma. Conosco pure le leggi e i regolamenti e mi chiedo perché non si sostiene l’operato di queste strutture. Da decenni le RSA rappresentano un luogo sicuro di assistenza ove professionisti qualificati si distinguono per la loro amorevole cura e umanizzazione verso gli ospiti e il loro prezioso lavoro è oggettivamente fondamentale per la tenuta dell’intero sistema di assistenza verso le persone anziane non autosufficienti. Ma all’improvviso tutto questo viene svilito, sfregiato dall’abbandono istituzionale che invece poteva e doveva porre immediati sostegni proprio in loro favore e di riflesso verso quelle meravigliose persone custodi della nostra storia e del nostro progresso raggiunto proprio grazie a loro. E invece? Cosa succede invece? Migliaia e migliaia di anziani sono costretti a convivere con il terrore di essere contagiati e i gestori delle RSA con loro mentre nessun programma di protezione concreto prende forma.
La carenza dei DPI, l’assenza di sostegno finanziario alle gestioni che sono state obbligate a bloccare i ricoveri e a ridurre i fatturati conseguentemente alla riduzione degli spazi di accoglienza per far posto alle cosiddette “zone” grigie”, la mancanza di supporto formativo e tecnologico e dulcis in fundo lo “scippo” degli infermieri dalle strutture, hanno trasformato il fenomeno da gravissimo a impossibile da risolvere.
Sì, perché senza soldati le guerre si perdono e come in ogni guerra sono migliaia gli innocenti che restano sul selciato, nel nostro caso nei letti, per poi essere alienati in involucri di morte che solo a immaginarli ti viene un colpo al cuore, a vederli si resta impietriti in una sensazione di impotenza e commovente strazio. Ma perché tutto questo? Lo chiedo a chi ci governa a ogni livello con umiltà e la lucida pretesa di capire cosa sta succedendo. Cosa ha impedito di programmare la protezione degli anziani delle RSA con più attenzione? Possibile che è stato solo un fattore numerico riferito agli infermieri che “servivano agli ospedali” (come se i pazienti degli ospedali avessero più dignità dei pazienti di una RSA) e al tempo stesso alle esigenze di bilancio? Sarà doveroso accertarlo e capire dove l’uomo è riuscito a rendersi protagonista della sua ingiustificabile assenza, dove l’uomo che doveva donare l’humus dei suoi poteri per evitare una strage ha incredibilmente mancato. Questo lo dobbiamo agli anziani e alle loro famiglie prima di tutto ma anche a noi stessi e ai nostri figli che nei libri di storia dovranno custodire questo pagina drammatica del nostro Paese, distante dall’umanizzazione, dalla cultura della centralità della persona e dalla protezione dei nonni che invece pur immolandosi già nel periodo bellico e pure oggi profumano di santità.
La pagina più triste di questa storia è stata già scritta, ora bisogna scrivere la verità che ha portato alla lettura di questo lugubre libro e del Santo Natale più drammatico del dopo guerra.
^ Articolo pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno il 27/12/2020
^^ Premessa e rilievi in grassetto a cura della Redazione del Comitato Scientifico Fondazione Democrazia Cristiana