Martedì 14 Luglio scade il decreto sullo stato di emergenza, con le ultime misure straordinarie, quelle che Conte vorrebbe prolungare fino al 31 dicembre, in un estenuante tira e molla, fatto di annunci e di contro-annunci, fino a mettere il Parlamento davanti ad una decisione comunque già presa e comunicata alla stampa. Bene ha fatto la Presidente del Senato Elisabetta Casellati a chiedere, e chissà se si riuscirà ad ottenere il voto già in Aula da martedì prossimo. Prolungare lo “stato di emergenza” è incostituzionale, riportiamo quanto ha scritto il Prof. Sabino Cassese, famoso costituzionalista: “…..i poteri speciali servono per fronteggiare un’emergenza in corso, non per prevenirne una ipotetica. Il Governo ha tutti gli strumenti per prevenire i pericoli futuri e può chiedere, se serve, misure straordinarie al Parlamento”.
Ma non condividiamo affatto la scelta politica di prolungare lo “stato di emergenza” perché sarebbe offensiva verso le famiglie, le imprese e i lavoratori in Cassa Integrazione che aspettano ancora sostegni economici concreti e non continui annunci a suon di miliardi di euro che nella realtà milioni di persone indigenti non hanno visto°.
STATO DI EMERGENZA/ Ecco dove porta la pseudo-terapia dei decreti. ^
Pubblicazione su www.sussidiario.net del 11.07.2020 e successive integrazioni (Com/Sor/ Dire) 16:27 12-07-20
Prima Conte ha annunciato un prolungamento dello STATO DI EMERGENZA fino a fine anno, poi ha sospeso la decisione. Ma la strategia è ormai chiara.
La pandemia di Covid del 2020 in Italia ha avuto le sue manifestazioni epidemiche iniziali il 30 gennaio, quando due turisti provenienti dalla Cina sono risultati positivi per il virus Sars-CoV-2 a Roma. È opinione diffusa tra clinici e scienziati che già dal mese di dicembre in Italia ci fossero casi di Covid-19, anche se un primo picco di infezioni è stato rilevato il 20 febbraio 2020, con 16 casi confermati in Lombardia, a Codogno, in provincia di Lodi, diventati 60 il giorno successivo, con i primi decessi segnalati negli stessi giorni. Al 5 luglio 2020 sono stati registrati 241.611 casi positivi, tra cui 192.108 persone dimesse e guarite e 34.861 persone decedute. Sono stati effettuati 5.638.288 tamponi per il virus, per cui oggi si può affermare che l’Italia è l’undicesimo paese al mondo per numero di casi totali e il quarto per numero di decessi. Ma è anche un Paese a cui dall’Europa al mondo intero si riconosce il merito di una serie di iniziative volte a bloccare il virus, investendo tempestivamente e massicciamente sulla prevenzione: non solo gel e mascherine, ma anche e soprattutto con l’imposizione di un lockdown severamente controllato.
Decreti e Dpcm come pseudo-terapia
Il 23 febbraio il Cdm emana il decreto-legge n. 6, che sancisce la chiusura totale dei comuni con focolai attivi e la sospensione di manifestazioni ed eventi sugli stessi comuni; nei giorni successivi il premier Conte emana una serie di decreti attuativi (Dpcm) in cui le misure di restrizione si fanno progressivamente più ferree ed estese via via all’intero territorio nazionale: Dpcm del 25 febbraio, del 1º, 4, 8, 11 e 22 marzo e del 1º, 10 e 26 aprile. Bisogna attendere il Dpcm del 16 maggio 2020 per dare inizio della fase 2, in cui riprendono molte attività commerciali inclusi bar, ristoranti e parrucchieri e si annullano alcune restrizioni, quali isolamento sociale e spostamento regionale.
Eliminata definitivamente l’autocertificazione da esibire alle autorità competenti, riprende lo spostamento tra le regioni e dal 3 giugno 2020 c’è un ulteriore allentamento delle restrizioni.
In questi giorni però, a distanza di sei mesi, parte una nuova stretta sugli arrivi dal Bangladesh: settima comunità in Italia, con almeno 175mila persone, di cui il 30% nel Lazio, con un tasso di occupazione del 61%. Il timore che possano crescere i casi importati ha spinto l’Italia, per la prima volta dall’inizio dell’emergenza sanitaria, a bloccare alla frontiera per motivi di sanità pubblica i cittadini di un paese extra Ue: 165 bangladesi sono stati respinti agli aeroporti di Fiumicino e Malpensa.
Riprendono timori e restrizioni, che creano una pesante cultura del sospetto. Gli effetti economici del Covid appaiono ogni giorno più disastrosi;anche perché l’attuale classe dirigente non sembra avere le capacità per gestire la situazione economico-sociale che si è creata e che affonda le sue radici nei governi precedenti. C’è una miriade di problemi non risolti da anni, che hanno messo l’industria italiana, sia la grande industria, ormai quasi del tutto scomparsa, che quella medio-piccola, vera risorsa del Paese, in grave situazione di affanno. E il Covid appare a giorni alterni, una volta causa del disastro globale in cui si dibatte il Paese, oppure unica soluzione su cui puntare per ottenere dall’Europa le risorse necessarie per rilanciare il Paese oltre i confini pre-Covid.
Le ambiguità del governo e la democrazia in bilico
È su questa ambiguità che si vanno attestando una serie di comportamenti del governo, tesi a prolungare lo stato di emergenza, che rappresenta un forte alibi per mantenere alcune misure restrittive nel Paese, soprattutto a livello parlamentare, in cui sotto l’incubo del Covid si fanno digerire a maggioranza e opposizione una serie di norme e di indicazioni non concordate, non negoziate e tanto meno condivise, quando diventano decisioni. Ad oggi l’alibi-Covid sembra poter giustificare tutto, per cui non stupisce che si voglia prolungare come minimo fino a dicembre lo stato di emergenza per poter continuare a decidere in modo autoreferenziale, ignorando sostanzialmente il Parlamento, salvo venire in Aula ad informare di cose già fatte e a promettere le futuribili, senza che siano suffragate dai fatti. Il ministro Speranza ha appena affermato che “Nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi. È per questo che abbiamo scelto la linea della massima prudenza”.
Bisogna ricordare al governo, però, che prudenza non fa rima solo con emergenza, ma anche con efficienza e quel che manca a questo governo oggi è proprio la possibilità di dimostrare l’efficacia delle decisioni precise. Mentre emergenza non fa rima con indifferenza verso le istituzioni – compreso il Parlamento! – che chiedono di partecipare ai processi decisionali con le competenze che spettano ad ognuno, frutto di scelte democratiche consolidate.
Si tratta di una richiesta strategica, perché se, come è previsto, il 14 scade l’attuale decreto, una volta scaduto non potrebbe essere prolungato, ma il premier dovrebbe, o vorrebbe!, farne un altro”. Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC: “Un ennesimo decreto in cui e’ facile prevedere che oltre alle mascherine, al gel e alla temperatura, ci sarebbero mille altri marchingegni fatti apposta per aggirare la normale prassi parlamentare. Tutto in mano al premier e alla sua cerchia magica, di cui abbiamo sperimentato e continuiamo a sperimentare ogni giorno le infinite defaillance. Ultima della serie, la nuova commissione richiesta dalla ministra del lavoro che, come la collega Azzolina, cerca un super commissario, da super-pagare, per ottenere, a giudicare dai frutti visti finora, nulla o poco più. Il fatto vero è che il governo continua a sabotare il Parlamento e a caricarsi di consulenze esterne. All’incompetenza interna si somma quindi una vistosa campagna acquisti di presunte competenze esterne, non elette, e quindi non rappresentative del paese, scelte sulla base della fidelizzazione al ministro di turno“. (SEGUE) (Com/Sor/ Dire) 16:27 12-07-20 NNNN
2- (DIRE) Roma, 12 lug. – “Molto dell’orgoglio grillino, che finora ha visto fallire le pietre miliari della sua campagna elettorale, dal No-Tav, No-Tap, al No-Vax, fino al fallimento conclamato del reddito di cittadinanza, si gioca oggi sul taglio dei vitalizi e sul taglio del numero dei parlamentari. Ma nessun o dice con voce abbastanza forte come i parlamentari tagliati nell’ottica grillina sarebbero rimpiazzati da commissioni più o meno tecniche di amici fedeli, da pagare profumatamente”, aggiunge BINETTI:
“A ogni parlamentare tagliato corrisponderebbe un commissario super pagato, non votato ma scelto su misura per le proprie necessità. Ecco la trappola mistificante con cui si sta diluendo il nostro sistema democratico attraverso innesti di competenze clientelari.
E speriamo che i cittadini si rendano conto della partita che si sta giocando e rispondano con un no convinto ad un a campagna demagogica e populista”, conclude BINETTI. (Com/Sor/ Dire) 16:27 12-07-20 NNNN
^Pubblicazione su www.sussidiario.net del 11.07.2020 e successive integrazioni (Com/Sor/ Dire) 16:27 12-07-20
°Redazione Ufficio Stampa