La Lega era ieri a Pontida, dove allo sventolio delle bandiere della secessione padana al tempo della leadership di Bossi, sono subentrate prevalenti quelle tricolori della nuova Lega nazionalista e sovranista salviniana. Cambio di politica e di strategia, ma replica dei toni aggressivi e delle intemperanze, sino alle minacce violente contro giornalisti e cine operatori additati come “nemici”.
Prove di alleanza tra M5S e PD, alla vigilia di importanti elezioni regionali a partire da quelle prossime dell’Umbria, nella consapevolezza che il governo Conti 2 difficilmente sopravvivrebbe a un eventuale filotto di vittorie del centro-destra in tutte le restanti regioni interessate al voto.
Annunciata, sempre ieri, l’eventuale scissione del PD e la nascita del nuovo partito di Matteo Renzi aperto al centro del sistema politico italiano. Esploratori in avanscoperta Calenda e Richetti. Sono questi i tre avvenimenti più importanti che caratterizzeranno la settimana politica e quelle a seguire.
La Lega, dopo la sconfitta nella battaglia del Papeete, punta a ricomporre l’unità del centro destra, proponendo l’utilizzo del referendum abrogativo della quota proporzionale del rosatellum, al fine di avere mano libera col maggioritario, nella formazione delle eventuali liste per le politiche. Giorgia Meloni, alla spasmodica ricerca di un ritorno al governo, dopo la giovanile esperienza con la Casa delle libertà, sembra pronta a sostenere la legge elettorale maggioritaria, con l’aggiunta di una modifica costituzionale in senso presidenzialista della nostra Repubblica, consegnandosi, così, mani e piedi alla volontà del conducator meneghino. In fondo, confermando la nascita della nuova destra – destra italiana.
Forza Italia, non ancora stanca di subire i tradimenti salviniani come quelli post 4 Marzo 2018 e le successive discriminazioni, tranne qualche intelligente voce di dissenso, sembra accettare il ruolo subalterno al dominio leghista che finirebbe, a mio avviso, coll’assorbire totalmente ciò che rimane del consenso al partito del Cavaliere. Solo Gianfranco Rotondi con pochi altri, continuano a ricordare a Berlusconi, che i Popolari europei, gruppo cui appartiene Forza Italia nel parlamento europeo, mai hanno fatto alleanze con partiti di destra o sovranisti in Europa, auspicando, semmai, che il partito dovrebbe utilmente concorrere alla costruzione del nuovo centro della politica italiana, in una fase di forte scomposizione e ricomposizione del sistema politico.
Molto importante è il tentativo di “alleanze civiche” annunciato da Di Maio con una lettera a Zingaretti e da questi immediatamente colto positivamente, a partire dal caso difficile delle elezioni umbre e, più avanti, sperimentabile in quelli di Emilia e Romagna, Toscana e Calabria. Sarebbe la naturale logica conseguenza del patto di governo stipulato sul piano programmatico a livello nazionale. Il riferimento del presidente del consiglio Giuseppe Conte, nel suo discorso di investitura, a Giuseppe Saragat, come ben ha evidenziato l’On Cariglia nel suo sito informatico, potrebbe essere il giusto viatico per la costruzione finalmente di un movimento- partito di cultura socialdemocratica in Italia.
Più complessa la situazione del PD dove, Matteo Renzi, dopo la giravolta sulla proposta di alleanza col M5S, forte della sua rappresentanza parlamentare, maggioritaria all’interno del PD, e timoroso per ciò che potrebbe accadergli in caso di elezioni anticipate, punta a sparigliare, non per creare difficoltà al governo, ma per contare di più con una formazione politica autonoma. Ne sapremo di più fra pochi giorni alla Leopolda, ma, in ogni caso, questa operazione non potrà che portare consensi alla scelta di una nuova legge elettorale proporzionale che, mi auguro, possa essere“alla tedesca” ( sbarramento al 4% e sfiducia costruttiva) e alla quale una parte degli stessi parlamentari di Forza Italia dovrebbero corrispondere, se non vorranno mettersi attorno al collo il cappio della Lega salviniana.
Guai, però, inseguire Salvini sulla legge elettorale; il governo affronti, invece, da subito i problemi reali del Paese: diseguaglianza sociale, tasse, lavoro, ambiente, sicurezza e politica dell’immigrazione. Intanto utilizziamo al meglio la nuova affidabilità e i ruoli assunti dall’Italia nell’Unione europea.
In questa fase di forte scomposizione e ricomposizione del sistema politico italiano, infine, cosa dovremmo fare noi “ DC non pentiti”? Personalmente temo che il tempo per ricostruire la DC sia terminato. Troppi egoismi e molta stupidità politica sino al suicidio, sono stati sin qui prevalenti tra di noi, con il concorso decisivo di alcuni sabotatori seriali, che hanno contribuito al sabotaggio permanente del progetto. Ora é tempo di concorrere alla costruzione del nuovo centro democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, alternativo alla deriva nazionalista e populista e alla sinistra che si ricompatterà nel PD. Le alleanze, se passerà il sistema proporzionale, si potranno fare con coloro che intendono difendere e attuare la Costituzione repubblicana, unica garanzia di riforme vere per la salvaguardia del bene comune. La discriminante attuale è quella che divide gli europeisti, che intendono battersi per la nuova governance dell’Unione europea, e i sovranisti nazionalisti, disperatamente isolati in Europa, divisi persino dai loro riferimenti del gruppo diVisigrad. I cattolici democratici e i cristiano sociali italiani, uniti ai Popolari europei, sanno bene da quale parte stare, nella fedeltà ai principi e ai valori dei padri fondatori democratico cristiani dell’Unione europea.
Ettore Bonalberti
Presidente ALEF (www.alefpopolaritaliani.it)