Avevamo visto con favore la nascita del nuovo governo M5S-PD, seriamente preoccupati per il grave isolamento italiano in sede europea e internazionale, che la deriva nazionalista e populista a dominanza salviniana, aveva determinato.
La suicida iniziativa politica di Matteo Salvini di por fine all’esperienza di governo giallo verde, con la prospettiva di trarne diretto beneficio elettorale, magari insieme alla Meloni, costante sollecitatrice di una maggioranza sovranista nazionalista, con l’esclusione della stessa Forza Italia, ha dovuto fare i conti con la realtà di una repubblica parlamentare e con quanto previsto, in questi casi, dalla nostra Costituzione.
A differenza dei sistemi maggioritari il nostro attuale sistema,frutto della legge elettorale di tipo misto, rosatellum modificato, implica che le maggioranze si fanno in Parlamento. Così è stato,dopo il voto del 4 Marzo 2018 e così si sta verificando in queste ore. Arrampicarsi sugli specchi del “poltronismo” e/o sul “trasformismo” o era valido anche allora, o è inutile farlo adesso. Tanto più da parte di un “capitano”, la cui strategia si è dimostrata palesemente fallimentare e che, della poltrona, non si è mai liberato, nemmeno dopo aver “ pugnalato alle spalle” i suoi partners. Espressione, quella della pugnalata, usata dai Cinque Stelle, oggetto della durissima “catilinaria” anti Salvinipronunciata da Giuseppe Conte al Senato.
Il timore del prevalere di una deriva populista nazionalista, dagli evidenti caratteri autoritari propri di un governo di estrema destra, con l’isolamento dell’Italia in preda a una condizione gravissima di anomia sociale, culturale, economica, politica e istituzionale e in una fase internazionale caratterizzata da pesanti situazioni di conflitto, era ciò che mi portava a sostenere il progetto del nuovo governo giallo rosso.
Ieri Di Maio, rafforzato dal voto plebiscitario degli iscritti alla piattaforma Rousseau, ha evidenziato il carattere di “continuità e stabilità” del governo Conte bis. Zingaretti, al contrario, quello della “discontinuità”, accompagnato dalla volontà di “cambiare l’Italia”.
A Conte il compito di mettere insieme propositi e prospettive così diverse, non solo nella sua capacità di interpretare i ventiseicapitoli della bozza di programma sin qui editati, ma anche nella formazione della lista dei ministri che, ci auguriamo, siano davvero espressione di quella “discontinuità” reclamata dal PD e della “competenza” annunciata dal capo carismatico del movimento Beppe Grillo.
Dai primi nomi annunciati non sembrerebbe emergere né la discontinuità, né la competenza se solo valutassimo quella dello stesso Di Maio, assurto miracolosamente dalla condizione di disoccupato strutturale a quella di vice presidente del Consiglio con il Conte 1, e, adesso, annunciato di …..ministro degli Esteri.Credo che in tutta la storia nazionale e non solo in quella repubblicana, sia difficile, se non impossibile, trovare un precedente simile a questo che, indubbiamente, rappresenta un fattore di evidente cambiamento, la cui cifra, tuttavia, è ancora tutta da scoprire.
Da un primo esame dei titoli della bozza di programma, possiamo dire che le tre questioni di cui oggi l’Italia ha necessità di soluzione: economia e rapporti con l’Europa; recessione e lavoro, immigrazione, sono tutte evidenziate. Manca solo di conoscere come s’intende concretamente affrontarle e con quali risorse finanziarie.
Da parte mia, avevo sempre scritto che, preliminare a ogni progetto serio di riforma nel nostro Paese, due erano le scelte non rinviabili: il ritorno al controllo pubblico di Banca d’Itala e la netta separazione tra banche di prestito e banche di speculazione finanziaria.
Al punto 18 della bozza è scritto semplicemente: “È necessario porre in essere politiche per la tutela dei risparmiatori e del risparmio.” Mi sembra troppo poco e troppo generico e, in attesa del discorso che Conte pronuncerà all’atto della richiesta di fiducia alle Camere, concordo con quanto ha scritto ieri l’amico Alessandro Govoni, esperto di vicende interne al M5S, con una nota che trascrivo integralmente:
“NELL’ACCORDO PD-MOV 5 STELLE E’ STATO TOLTA ALL’ULTIMO MOMENTO LA LEGGE CHE SEPARA LE BANCHE DI PRESTITO DALLE BANCHE SPECULATIVE.
LA LEGGE CHE SEPARA LE BANCHE DI PRESTITO DALLE BANCHE SPECULATIVE E’ LA LEGGE PIU’ IMPORTANTE DELLO STATO, PERCHE’ E’ LA LEGGE CHE IMPEDISCE AL SISTEMA BANCARIO DI FAR USCIRE IN NERO LE QUOTE CAPITALI PAGATE DAI MUTUATARI, IN FAVORE DEI GRANDI FONDI SPECULATORI DEI BANCHIERI DELLA GERMANIA DELL’EST ROTHSHILD E JP MORGAN, CHE LO CONTROLLANO.
SENZA QUESTA LEGGE ALTRI 1350 MILIARDI DI EURO USCIRANNO DALL’ITALIA E IN NERO NEI PROSSIMI 20anni, , QUALE PROGRAMMA PUO’ ESSERE REALIZZATO QUANDO E’ AUTOMATICO CHE USCIRANNO DALL’ITALIA E IN NERO CENTINAIA DI MILIARDI DI EURO DERIVANTI DAL LAVORO E DALLA FATICA DEI CITTADINI ?
Per realizzare una politica economica ci vogliono solitamente 10 miliardi di euro che sono coperti per esempio dall’intero gettito dell’ IMU che è appunto di circa 10 miliardi all’anno, quale qualsiasi politica programmatica potrà mai essere realizzata quando usciranno per certo ancora dall’Italia e in nero nei prossimi anni oltre 1.000 miliardi di euro ?
I cittadini italiani lavoreranno ancora per pagare le rate del mutuo, ma le quote capitali pagate non rimarranno in Istituzione pubbliche che le possono utilizzare per realizzare servizi per i cittadini: ponti, strade, scuole, università, ospedali, impianti fotovoltaici, impianti di macerazione della canapa per ricavare cotone, caucciu per le carrozzerie auto e per ricavare farmaci rigeneranti delle cellule, impianti di macerazione del sorgo dolce etiope per produrre bio benzina, RICERCA per curare il cancro, la leucemia,il parkinson e l”azheimer, servizi per dare sostentamento agli anziani e alla famiglie mono reddito,
E INCECE NO , SE FOSSE APPROVATO L’ACCORDO PD-MOV CINQUE STELLE, NIENTE A DI TUTTO QUESTO POTRA’ MAI ESSERE REALIZZATO PERCHE’ I MUTUI SOTTOSCRITTI DAL 1993 HANNO IN SE’ LO SCHEMA PER FAR USCIRE DALL’ITALIA E IN NERO CIRCA 80 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO DI QUOTE CAPITALI PAGATE DAI MUTUATARI, CHE FINISCONO NELLE CASSE DEI GRANDI FONDI SPECULATORI DEI BANCHIERI DELLA GERMANIA DELL’EST ROTSHSHILD E JP MORGAN CHE DAL 1993 CONTROLLANO BANCA INTESA, UNICREDIT, CARIGE, CARISBO, BNL BNP PARIBAS, LE CASSE DI RISPARMIO E LE BANCHE POPOLARI .
Permettere ancora questo significa concorrere all’evasione fiscale, i politici che firmeranno questo accordo saranno quindi civilmente responsabili con i loro beni personali quanto chi ha emesso decreti e provvedimenti che hanno modificato nel 1992/93 la contabilità bancaria in caso di mutui ipotecari/fondiari.. “
Se le cose stanno così, non c’è da stare allegri e personalmente non lo sono, anzi il sentimento che mi pervade è quello della delusione, anche se continuo a credere nella : “spes contra spem” e vediamoli anche questi all’opera, in attesa che, superando le nostre stupidità, finalmente si concorra alla costruzione di un nuovo centro democratico, popolare, liberale e riformista, in grado ridare, quello sì, stabilità al nostro sistema politico, traballante tra pericolose velleità sovraniste e pasticciate soluzioni trasformistiche.
Ettore Bonalberti