Caro Antonino,
ti ringrazio dell’invio della bozza di patto federativo, che merita attento esame. Non sapendo l’andamento del dibattito di ieri sera, vorrei solo fare presenti alcune osservazioni provvisorie a nome strettamente personale:
1. la condizione di scegliere un simbolo (e una denominazione?) non oggetto di contestazione mi sembra escluda a priori che esso possa essere quello (compreso il nome) della Democrazia Cristiana, oggetto di contestazioni ripetute. Basta la possibilità di una contestazione per interrompere una continuità storica che dura da circa un secolo o,quanto meno, dalla seconda guerra mondiale, con una storia positiva? Chiederei innanzitutto che chi aderisce alla Federazione rinunci ad ogni contestazione su nome e simbolo scudo-crociato. Inoltre di valutare la fondatezza giuridica di eventuali residue contestazioni;
2. la Federazione dovrebbe essere alternativa a ogni forma di populismo e sovranismo. A parte l’ambiguità e la polisemia dei due termini, credo sarebbe meglio entrare nel merito di contenuti ritenuti inaccettabili alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Un rifiuto andrebbe comunque anche espresso verso la globalizzazione non governata e una democrazia schiava dei grandi interessi finanziari e industriali. La dottrina sociale della Chiesa ha sempre avuto come riferimento il principio regolativo della sussidiarietà, che contempera i diversi livelli di sovranità, da quello della famiglia (Giovanni Paolo II) a quello delli vari livelli di organizzazione comunitaria, da quello locale a quello regionale, nazionale, continentale e globale. Perché accodarci agli slogan che richiamano concetti dal significato ambiguo? Perché non dire qualcosa di esplicito sui “valori non negoziabili”?
3. l’obiettivo di ricostruire l’unità politica dei cattolici mi sembra eccessivo; lo è stato anche per la DC e per il PPI di Sturzo. Forse è meglio dire che l’obiettivo è costruire la più ampia unità possibile, ben sapendo che sono legittime scelte plurime e che parti del mondo cattolico, sempre maggiori, hanno già fatto scelte di convergenza con partiti di principale ispirazione diversa da quella al pensiero sociale cristiano. E’ il caso di coloro che hanno scelto il PD o di quelli che hanno votato Lega o Fratelli d’Italia o Forza Italia (?). Cerchiamo l’unità di coloro che, per dare corpo al contributo che la dottrina sociale della Chiesa può dare alla comunità nazionale (ma anche locale, regionale, europea, globale), ritengono utile l’unità in una formazione politica la più ampia possibile di coloro che a tale dottrina si ispirano;
4. a livello organizzativo si prevede un “potere” della Federazione in caso di conflitto tra una componente federata e la Federazione; bisognerebbe accompagnare tale previsione da qualche sistema sanzionatorio. Finora i tentativi sono sempre falliti perchè ciascuna componente mantiene una sorta di riserva mentale: se qualcosa dello “stare insieme” non mi va, mi tolgo da scelte comune e mi arrangio, bene o male, per conto mio. Tra le sanzioni non escluderei quelle economiche, gestibili con la creazione di un Fondo comune, cui ciascuna componente partecipa con un contributo all’atto della costituzione e poi ogni anno. Altra sanzione potrebbe essere “simbolica”, ossia l’esclusione da futuri rapporti. Troppo facile parlare di federazione, poi fare ciò che si vuole e poi tornare ancora a parlare di federazione.
5. non scenderei troppo nel precisare se l’Europa dovrà essere federale o confederale. meglio dire solo che l’Unione Europea dovrà occuparsi degli interessi comuni, secondo la logica della susssidiarietà. Tra essi sembrano indubitabili la politica estera, il controllo dei confini esterni, la difesa, la politica monetaria, la politica ambientale ed energetica, le politiche di riequilibrio territoriale. Identicamente non mi sbilancerei nel prefigurare la cittadinanza europea del XXI secolo: il tema della cittadinanza va sviluppato a tutti i livelli ai quali si assumono decisioni di rilievo per il bene comune e per le persone, da quello locale a quello globale, senza dimenticare che accanto alla sussidiarietà “verticale” (tra livelli territoriali) va rispettata anche quella “orizzontale” tra pubblici poteri e libere iniziative sociali nel campo culturale, economico, associativo-sociale.
Cordiali saluti e grazie per l’impegno tuo, di Rotunno e di tutti gli altri amici in indirizzo!
Renzo Gubert
Il 2019-07-11 19:41 Antonino Giannone ha scritto: